venerdì 10 ottobre 2008

Parco urbano "La Collinetta" di Capaccio Scalo


Sono carica di borse della spesa, fa caldo e mi fermo qui sulla panchina a riposare. C’è un bel sole e socchiudo gli occhi per un attimo … ma ecco che urla di bambini mi fanno sussultare! Giocano felici e tra loro scorgo mio figlio. Incredibile! Il parco è come nuovo, somiglia a quando mi trasferii qui dall’hinterland napoletano una decina di anni fa, a quando era facile sentirsi come Alice nel paese delle meraviglie, proprio qui a Capaccio! Mio figlio mi sorride dallo scivolo e tutto è incantevole e pulito: guardo i fiori ed i bigliettini con i nomi dei bambini attaccati ai rami degli alberelli appena piantati, gli uccellini cinguettano e le nonne sorridono ai nipotini … Poi di colpo riapro gli occhi e mi schiaffeggia la realtà: ripenso a questi anni durante i quali ho visto questo parco morire lentamente, ai vandali che indisturbati hanno fatto a pezzi le giostre, ai genitori arrabbiati, ai nonni rassegnati, ai bambini delusi ed agli amministratori indifferenti, alla voce di mio figlio all’uscita dell’asilo quando mi chiedeva felice di portarlo a giocare ai “giardinetti” come li chiamava lui.
Oggi non li chiama più, e del resto non avrebbe motivo di venire qui a giocare dal momento che non è rimasto più nulla! Ho sentito dire che si pensa ad istituire un nuovo parco proprio qui vicino. Non so, non sono certo un’esperta di politica e magari è una buona cosa ma senza un adeguato controllo anche il nuovo parco avrebbe vita breve ed inoltre mi domando se non sarebbe più giusto e sensato sistemare prima qui.

Do uno sguardo all’orologio, sospiro e mi affretto a rientrare, l’erba alta carica di plastica rallenta il mio passo, scanso a stento il cadavere di un topolino, dalla panchina di fronte un extracomunitario ed il suo panino mi guardano incuriositi, siamo rimasti soli. Percorro qualche metro poi mi volto nuovamente verso i resti desolati di quelle povere giostre arrugginite: ma questo rombo sordo nelle orecchie è solo il sussurro del vento o piuttosto il lamento di questa “piccola natura urbana” così duramente offesa? E questo porta i miei occhi al cartello che accoglie i visitatori invitandoli a rispettare la natura: “chissà che direbbe quell’insegna se potesse parlare” mi domando con un sorrisetto amaro mentre mi avvio verso casa a preparare la cena.

di Giorgia Montella

2 commenti:

Giuliana ha detto...

Molto bello e molto vero, complimenti all'autrice.
Giuliana

Marco D'Auria ha detto...

Belle anche le foto, però ;)